Il mio subconscio si riflette nelle mie opere. Sono segni spontanei, come uno “scarabocchio” fatto con una penna su un pezzo di carta mentre sono al telefono. Non appena questa spontaneità raggiunge la coscienza, concludo questo processo e distruggo le opere risultanti. In 17 anni sono riuscito a creare solo 8 segni, ora sono troppo condizionato per lasciar correre libero il subconscio. Ho poi ingrandito quei segni con mezzi elettronici e meccanici in modo da non alterarne la forma originale. Le opere diventano fruibili attraverso il loro Ingrandimento. I colori complementari riconducono i segni alla loro dimensione vibrante, primordiale, per così dire, alla loro genesi e nascita. Questa forza creativa universale non può essere circoscritta in un quadro temporale, spaziale o culturale. La creazione spontanea è indistruttibile, ad esempio, in un contadino in Cina 2000 anni fa o in un medico in Norvegia tra 2000 anni.
L'opera raffigura l'arte effimera che il mondo moderno propone con provocazione e innovazione stilistiche. Gli elementi estetici che legano il percorso, il segno, il simbolo, il colore continuano ad essere presenti ma reinterpretati. L'attenzione per la tecnica viene messa da parte per lasciare spazio alla spontaneità del gesto, e la composizione è il risultato di un processo interattivo fondato sull'errore, che rappresenta un difetto stilistico che permette di esplorare territori sconosciuti.
Mariella Ricca
L'artista, da sempre interessato allo studio delle possibilità cromatiche, realizza qui un'opera digitale dominata, su fondo monocromo, da un nastro intrecciato tendente alle gradazioni fra il rosso e il giallo-arancio. Una scintilla del potere sovrannaturale del colore, colto nell'essenzialità della sua astrazione.
Marco Rebuzzi
Manifestazione spontanea n°6
Schizzo di vernice
durante pulizia siringa,
su vetro,
cm. 50 x 20
Manifestazione spontanea n°8,
digitale