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"...nel difficile compito di divulgare una forma artistica che va oltre la consuetudine del grande pubblico, legato ancora saldamente ai canoni della tradizione, almeno per quanto riguarda l’arte, quella leggibile senza l’ausilio dei traduttori, Michele Lugnan propone le sue provocazioni saltando le trincee che difendono le cittadelle della convenzione per occupare quelle estreme posizioni che sono i terreni delle avanguardie, disposte a rompere, ad ogni costo, con gli schemi fin qui adottati, e che non corrispondono ai corollari della nuova etica, della nuova filosofia che sorregge l’«Arte del colore dell’inconscio». È un’arte che va al di là della coscienza artistica in quanto nel processo creativo, intenzionalmente, «il pensiero intenzionale, la coscienza dell’atto artistico» viene «dimenticato», «distratto». Il pensiero, ultimo idolo della razionalizzazione, viene rimosso, quindi si sposta l’attenzione «dalla chiarezza indubitabile del cogito al tremolìo indefinito della penombra». E in questo «tremolìo» Michele Lugnan traccia la sua segnaletica della latenza, dove l'inconscio si propone come assurdo definito e la spontaneità dell’atto resta unica chiave interpretativa, anche se non usabile per ulteriori letture o approfonditi recessi, qui vietati, in nome dello spontaneismo. La lettura segnica della grafia automatica, complice la tecnica della comunicazione telefonica compiuta in regime di transfert, si avvale di supporti tradizionali, come carta, colori, matite e la resa cromatica, che qui pur si chiede, raccoglie contrasti vibranti nell’automatismo della sequenzialità che l’autore non decodifica, non pone sotto analisi, gratificato dalla spontaneità dell’atto risolutivo, quesito a se stesso, senza ritorni."

                                                                                                   Alerino Musiani


 

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"Michele Lugnan, sostenitore rampante del «pensiero debole» pittorico (è una formula che rimbalza nello scenario filosofico ormai da una decina d’ anni, sviluppandosi in un approccio suggestivo e pieno di significati nei centri nevralgici della filosofia stessa), già da tempo meditava di scoprire dal vivo la terra dove il grande Tiziano maturò le prime esperienze artistiche…

Lugnan, nelle proprie forme espressive, si è creato un angolo tutto suo, popolato di sè, un angolo dove si rifugia ogni qualvolta desidera conoscere sè stesso, penetrare a fondo la propria natura di uomo ed artista.  Attraverso la sua capillare attività, estrinsecatasi in diverse rassegne, l’artista di Grado ha avuto modo di affinare le sue capacità e di vagliare la validità delle proprie sensazioni e dei propri mezzi «di dialogo», sfociando finalmente in quelli che sono il suo mondo e la sua pittura. Un mondo ed una pittura, a ben vedere,  dai caratteri individualizzati: ritorna, appunto, il «pensiero debole». Si tratta di un canto silenzioso, dalla dolcezza infinita, sommersa e appena avvertibile, un canto che «parla» soltanto a chi sa’ scoprire nell’ intenzionalità e nel pensiero le leve principali della coscienza. «Nelle sue opere - osserva il filosofo Pericle Camuffo - si percepisce l’ urlo del soggetto contro l’ insignificanza della propria soggettività. Un urlo che però non deve essere inteso come costituito dalla chiarezza semantica del linguaggio esplicativo, forte, ma visto invece come un’ amalgama dai toni sfumati e immersa in un’ atmosfera di spesso silenzio.

Silenzio, che è la caratteristica più propria di uno spazio di assenza, assenza del soggetto cartesiano, in cui dimora la nostra intimità più ‘profonda. Analizzando queste opere si potrà giungere ad una comunicazione vera con noi stessi, che vada al di là del mero scambio di parole, di codici appresi, dello stesso pensiero» "

                                                                                    Giuseppe da Sacco, "Alto Adige"

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"...anteprima del gruppo d’avanguardia Manifestazioni spontanee o Spontaneisti, cui fa capo il fondatore Michele Lugnan (artista d’avanguardia già ‘presente quest’ anno a Grado con un’esposizione personale nella sala dell’Apt e una personale a villa Patrizia), con cui espongono i seguenti artisti: lo svizzero Christian Itten, il londinese Dennis Dracup, il gradese Denis Tomasini e il filosofo gradese Pericle Camuffo.

Lugnan propone un’arte che va al di là della coscienza artistica contemporanea, un’arte assolutamente pura, poiché in quanto spontanea, privata del pensiero (ultimo idolo non ancora abbattuto della filosofia di Nietzsche) che ne media, contaminandola, intenzionalmente e intellettualmente, l’espressione. Propone opere realizzate in stati psicologici inconsci, astenendosi poi rigorosamente da ogni ricerca e ulteriore analisi. Così facendo, indebolisce la consapevolezza dell’arte, ma ne dilata all’infinito la forza primigenia latente, potente molla creatrice dell’umanità, la più gravida di conseguenze

(la vera pittura non ancora nata, profetizzata da Picasso).

Christian Itten visualizza le pure sensazioni ricevute dall’ascolto di brani musicali, Dennis Dracup traccia sulla linea della battigia segni inconsci, installazione effimera che ripropone in fotografia, infine Denis Tomasini espone immagini oniriche collocate su Mappe dei sogni, nella dimensione inconscia dell’individuo."

                                                                                        "Messaggero Veneto"

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